17 Apr 2015

Sorpresa: i vecchi oratori sono ancora giovani

In particolare in Lombardia sono una rete di aggregazione ed educazione che non ha uguali, punto di riferimento per la comunità e anche per coloro che appartengono ad altre religioni

Nel lontano 1841, il giovanissimo prete salesiano Don Bosco fondò il suo primo oratorio in San Francesco d’Assisi a Torino. La sua preoccupazione principale erano i ragazzi di strada, senza famiglia, che vedeva “umiliati fino alla perdita della propria dignità”. L’ oratorio, come lo intendeva Don Bosco, era un luogo fondamentale per la sua opera: “noi cerchiamo di fare quei ragazzi onesti cittadini e buoni cristiani”, diceva.

Una recente indagine dell’Ipsos, voluta da Odl (Oratori diocesi lombardi), ha censito gli oratori presenti in Lombardia, circa 2.037, tramite un questionario invitato alle 3.068 parrocchie e che, attraverso 600 interviste tra bambini e genitori, ha consentito di tracciare un quadro oggettivo della realtà che vede gli oratori un punto di riferimento educativo per il territorio.

Infatti dalla ricerca emerge che il 79% degli intervistati frequenta l’oratorio regolarmente (38%) o saltuariamente (41%). Il 65% del campione considera l’oratorio un importante momento di condivisione per i ragazzi e i bambini della zona e del quartiere, anche se si fatica a riconoscerne il ruolo educativo, in particolar modo dopo l’infanzia: solo il 33% dei ragazzi segue i percorsi post-cresima. Per i genitori intervistati, in particolare, l’oratorio rappresenta un luogo sicuro in cui i bambini possono confrontarsi e giocare senza pericoli.

 Secondo Don Marelli, responsabile di Odl, lo scopo della ricerca era dare scientificità a un mondo di cui spesso si parla solo in maniera approssimativa. L’oratorio, per Don Marelli, pur essendo il frutto della tradizione è rimasto un punto fermo dell’ azione educativa parrocchiale loabarda. Gli oratori sono frequentati soprattutto dagli adulti: quasi la metà ha più di 30 anni, seguiti dai minorenni (32%), di cui i bambini stranieri rappresentano l’11% delle frequenze totali. Tra questi i musulmani sono circa un terzo. “Una grossa parte dell’integrazione di bambini e ragazzi musulmani di seconda generazione si sta facendo nei nostri oratori”, ha affermato il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, sottolineando la volontà dell’oratorio di essere una realtà aperta a tutti, a prescindere dal credo religioso. Questi sono i fondamenti della vocazione missionaria dell’oratorio, proprio come lo voleva Don Bosco nel lontano 1841.

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