“Non ci credo più”. In Spagna la fiducia nelle notizie è ai minimi storici

In Spagna sta cambiando il modo in cui le persone si informano. La TV tradizionale resiste, ma sempre più cittadini scelgono fonti alternative come social media, podcast e piattaforme di messaggistica. E c'è un dato preoccupante: non ci si fida dell'informazione

Secondo il Digital News Report 2024, solo il 33% dei cittadini spagnoli dichiara di fidarsi delle notizie «la maggior parte delle volte». Si tratta di una delle percentuali più basse in Europa. La fiducia è particolarmente bassa tra i giovani, che spesso vedono i media come troppo politicizzati o lontani dalla loro esperienza quotidiana. Questo calo di fiducia rappresenta una sfida per il giornalismo. Quando le persone non credono più alle notizie che leggono o ascoltano, si indebolisce il ruolo dell’informazione come strumento di comprensione della realtà e come base per il confronto democratico.

Alcuni episodi hanno contribuito a questa percezione. Per esempio, nel 2024, è scoppiata una crisi all’interno della radiotelevisione pubblica spagnola RTVE, quando la presidente Elena Sánchez è stata rimossa per aver resistito a pressioni del governo su un contratto da 12 milioni di euro per un talk show. L’accordo è stato poi approvato dal nuovo presidente. Questo ha rafforzato l’idea che la politica influenzi troppo le scelte editoriali.

Questa sfiducia è un segnale d’allarme per il giornalismo. Quando i cittadini non credono più a ciò che leggono o ascoltano, cresce il rischio di disinformazione e di disconnessione dalla realtà pubblica. Ricostruire il rapporto tra media e pubblico richiede trasparenza, indipendenza editoriale e un linguaggio più vicino alle persone.

Le notizie ora viaggiano su TikTok e WhatsApp

In Spagna cresce l’uso delle piattaforme social come fonte primaria di informazione. Il 27% degli utenti si informa tramite WhatsApp, il 26% tramite Facebook, il 22% su YouTube e l’11% su TikTok. È in forte crescita anche l’attività di nuove testate digitali, come Relevo, che si concentra su contenuti sportivi e utilizza in modo strategico TikTok, Twitch e Instagram per raggiungere il pubblico più giovane. È un fatto che i social permettono un accesso più rapido e personalizzato alle notizie, ma rendono più difficile distinguere tra fonti affidabili e contenuti fuorvianti. La velocità con cui le notizie si diffondono può danneggiare la qualità e la verifica delle informazioni.

Negli ultimi anni i grandi gruppi editoriali spagnoli hanno investito nella trasformazione digitale. Alcuni, come El País, hanno superato le 300.000 sottoscrizioni digitali. Tuttavia, solo il 12% degli spagnoli paga per accedere a contenuti giornalistici online. Crescono invece le forme di comunicazione basate sul branded content e lo storytelling, che nel 2023 hanno raggiunto un valore di circa 550 milioni di euro, con un aumento del 21%.

Informazione gratuita? Il conto arriva dopo

Negli ultimi anni i grandi gruppi editoriali spagnoli hanno investito nella trasformazione digitale. Alcuni, come El País, El Mundo e La Vanguardia, hanno sviluppato strategie di abbonamento digitale, con numeri in crescita. Tuttavia, solo il 12% dei cittadini è disposto a pagare per accedere a contenuti online.

In parallelo, le aziende stanno puntando sempre di più su contenuti sponsorizzati e storytelling, che nel 2023 hanno registrato un forte aumento. Questo tipo di contenuto, seppur più narrativo e coinvolgente, a volte rende meno chiaro il confine tra informazione e pubblicità.

Il fatto che pochi siano disposti a pagare per le notizie rende fragile l’economia del giornalismo. Se i media dipendono troppo dalla pubblicità o da contenuti sponsorizzati, rischiano di perdere indipendenza e credibilità. Anche questo contribuisce alla crescente sfiducia nei confronti dell’informazione.

Il panorama informativo spagnolo è attraversato da cambiamenti rapidi. Crescono le piattaforme, cambiano i linguaggi, nascono nuovi media. Ma tutto questo avviene mentre la fiducia del pubblico crolla. Il futuro dell’informazione non si gioca solo sul digitale, ma su una domanda essenziale: a chi credere? Per rispondere, servono giornalisti formati, trasparenti e vicini alle persone. Solo così si potrà costruire un’informazione capace di servire davvero la società.

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