La Nigeria e i visti negati ai superiori di molti ordini religiosi. Perché?

L'Ambasciata nigeriana a Roma blocca inspiegabilmente i viaggi pastorali e canonici dei Superiori religiosi. Una lettera aperta al Presidente, al Ministero degli Affari Esteri e all'Ambasciatore chiede trasparenza, chiarezza e giustizia

«Non abbiamo potuto tenere la nostra Assemblea la settimana scorsa, perché al Consigliere provinciale è stato negato il visto dall’ambasciata nigeriana a Roma». Ho ricevuto questo messaggio il 2 luglio 2025 e mi sono sentito molto a disagio, per questo scrivo questo articolo.

C’è stato un tempo in cui parlare della Nigeria, anche in Vaticano, era motivo di orgoglio e di speranza. Dopo la sua elezione, il nuovo Pontefice, Papa Leone XIV, ha ricordato con commozione i suoi viaggi in Nigeria e il calore con cui il popolo nigeriano lo ha accolto. Eppure, negli ultimi anni, il clima è cambiato. L’Ambasciata della Nigeria a Roma è stata oggetto di aspre critiche da parte di numerosi Superiori di Ordini e Congregazioni religiose ai quali è stato ripetutamente negato il visto d’ingresso in Nigeria, privandoli dei loro doveri pastorali e canonici.

Quella che era una semplice formalità, necessaria per visitare i membri delle comunità religiose in Nigeria, si è trasformata in un vero e proprio muro burocratico. Dal 2021 in poi si moltiplicano i casi di dinieghi inspiegabili. Emblematica è quella di un Superiore Generale che, nonostante gli sia stato negato il visto dall’Ambasciata a Roma, è poi riuscito ad entrare in Nigeria utilizzando il suo passaporto diplomatico. Siamo di fronte a un paradosso: mentre il nostro paese, la Nigeria, si trova invaso da terroristi che uccidono e distruggono proprietà, a chi vuole entrare per scopi pacifici, religiosi e umanitari viene impedito di entrare. Che amara ironia!

Secondo fonti interne, alcune Congregazioni sono state costrette a cancellare i Capitoli, le Assemblee e le visite canoniche programmate da tempo. Una situazione che sta paralizzando la vita di molte comunità religiose, con danni concreti alla loro missione in Nigeria. «Non metto in dubbio il diritto dell’Ambasciata di esaminare con rigore ogni domanda di visto», afferma un Superiore coinvolto nel caso, «ma è necessario che i motivi del rifiuto siano chiari, trasparenti e non arbitrari». Non si può trattare un visto come un favore personale o una gentile concessione, si tratta di diritti e doveri internazionali.

Per questo ho scritto una lettera aperta al Presidente della Repubblica Federale della Nigeria e al Ministero degli Affari Esteri affinché intervengano immediatamente. La Nigeria non può chiudersi in una politica miope e dannosa che aliena coloro che lavorano per il bene del popolo nigeriano. In gioco non c’è solo un timbro su un passaporto, ma la credibilità della Nigeria sulla scena internazionale.

 

LETTERA APERTA

All’attenzione di:
Sua Eccellenza il Presidente della Repubblica Federale di Nigeria
Al Ministro degli Affari Esteri della Nigeria
All’Ambasciata di Nigeria in Italia (Roma)

*RICHIESTA DI CHIAREZZA E GIUSTIZIA NELLE PROCEDURE PER I VISTI PER I SUPERIORI RELIGIOSI*

Eccellenze,

Con grande rispetto e profonda preoccupazione, mi rivolgo a Voi per segnalare una situazione che sta creando non solo imbarazzo diplomatico, ma anche disagio e gravi difficoltà nella vita religiosa e sociale della Nigeria. Negli ultimi anni, numerosi Superiori di Ordini e Congregazioni Religiose, residenti a Roma e altrove, si sono visti inspiegabilmente negare i visti d’ingresso in Nigeria dalla Vostra Ambasciata a Roma.

Queste richieste di visto sono state presentate esclusivamente per ragioni pastorali e canoniche, finalizzate a visite ai membri religiosi operanti in Nigeria, per compiere Visite Canoniche e Pastorali e per presiedere e partecipare ai loro Capitoli Provinciali, Assemblee e importanti Incontri, in piena conformità con il Diritto Canonico e la Tradizione Ecclesiale. Tuttavia, nonostante la correttezza delle domande e della documentazione presentata, i visti vengono sistematicamente negati, senza un chiaro motivo, in modo arbitrario e, in alcuni casi, persino offensivo.

Eppure, è noto che la Nigeria affronta quotidianamente l’ingresso di individui legati ad attività illegali o terroristiche. L’ironia è amara: coloro che desiderano entrare nel Paese per contribuire al bene comune, per rafforzare il dialogo, la solidarietà e l’educazione, si vedono chiudere le porte in faccia. In passato, la Nigeria era orgogliosa di essere un punto d’incontro tra fede e cultura, tanto che lo stesso Papa Leone XIV ricordò con orgoglio le sue visite nel nostro Paese.

Oggi, invece, rischia di diventare un Paese chiuso, ostile ai propri amici e benefattori. Dovrei forse paragonare questo comportamento dell’Ambasciata alla famosa serie comica “Visa on Arrival”, dove i funzionari agiscono con capricci degni di una parodia?

L’Ambasciata ha certamente il dovere di controllare e valutare attentamente ogni richiesta. Tuttavia, chiedo che venga introdotta trasparenza nelle procedure e che ogni rifiuto sia accompagnato da una chiara motivazione scritta, come richiesto dalle buone pratiche diplomatiche internazionali.

Vi chiedo rispettosamente e fermamente di:

  • Rivedere le attuali pratiche restrittive dell’Ambasciata nigeriana a Roma.
  • Assicurare che i visti per scopi religiosi e pastorali non siano ostacolati senza giustificato motivo.
  • Incoraggiare un dialogo aperto con gli enti religiosi interessati per risolvere questa situazione di stallo.

Coloro che operano per la pace e per il bene del popolo nigeriano non dovrebbero mai essere considerati un ostacolo, ma un prezioso alleato.

Attendo un Vostro riscontro e un segno concreto di cambiamento.

Con rispetto e preghiera,

Emmanuel Idakwo
Roma, 4 Luglio 2025

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