
Quando un bambino nasce prima del tempo previsto, soprattutto se il prima è “molto prima”, lo stato d’animo dei genitori cambia improvvisamente. Quella che era una attesa felice si trasforma in preoccupazione e paura: il piccolo non è accolto alla vita dalle braccia della sua mamma, bensì ricoverato in un reparto di Terapia Intensiva Neonatale (TIN). Qui i neonati, posti all’interno di una incubatrice e circondati da tubi e sensori, vengono connessi ad una moltitudine di macchinari necessari per l’assistenza e per il controllo delle funzioni vitali, e sottoposti a controlli medici e manovre di assistenza infermieristica che si susseguono a ritmo incalzante. In un attimo, i sogni legati alla nascita si infrangono, e si apre una nuova realtà non immaginata prima, difficile e piena di incertezze.
La nascita prematura non può essere quasi mai vissuta come una gioia immediata. Spesso, è un vero e proprio trauma. Le emozioni che prevalgono sono paura, colpa, tristezza, impotenza e senso di ingiustizia. Le mamme possono sentirsi in colpa per non essere riuscite a portare a termine la gravidanza e i papà, spesso, si chiudono in sè stessi, combattuti tra il voler essere forti e il sentirsi fragili dentro.
L’aiuto dello psicologo e le strategie efficaci
In questi momenti, essere consapevoli di avere a disposizione strategie efficaci per sostenere il proprio piccolo nonostante la situazione e la figura di uno psicologo possono fare davvero la differenza.
Il compito dello psicologo è quello di ascoltare e di accogliere le emozioni, di aiutare i genitori a comprendere l’importanza della loro presenza accanto al neonato, di illustrare loro le strategie efficaci di cura per il loro bambino, e di sostenerli affinché possano sentirsi di nuovo capaci, pronti ed adeguati ad affrontare questa nuova, diversa genitorialità.
Lo psicologo in TIN offre uno “spazio protetto” dove mamma e papà possono esprimere tutto quello che provano: sentimenti, incertezze, dubbi e paure che difficilmente vengono comunicati ad altre figure professionali, medici o infermieri, presenti in reparto. Lo psicologo apre un nuovo piano di dialogo che sostiene i genitori ad orientarsi nella realtà inattesa: aiuta a rafforzare i legami di coppia e all’interno della nuova famiglia e insegna i gesti fondamentali che aiutano mamma e papà ad entrare in relazione con il proprio bambino, anche se in incubatrice.
Ecco alcuni strumenti semplici, ma molto efficaci, che da tempo utilizziamo nel nostro Ospedale S. Eugenio di Roma:
Libroterapia: leggere ad alta voce per creare legami
Anche se il neonato è piccolissimo, leggere per lui un libro ad alta voce ha un grande valore.
Ascoltare la voce della mamma e del papà offre al piccolo uno stimolo positivo che lo tranquillizza e lo aiuta a ritrovare punti di riferimento per lui preziosi come le voci che lo hanno accompagnato dall’inizio vita, nell’utero materno. La lettura ad alta voce favorisce la crescita armonica delle connessioni cerebrali e aiuta in modo particolare lo sviluppo del linguaggio. Per i genitori, leggere a voce alta vuol dire sentirsi utili, presenti, vicini. È un modo per costruire momenti affettuosi, anche in un contesto così difficile.
Musicoterapia: la voce dei genitori come primo racconto d’amore
La musica, soprattutto quella cantata da mamma o da papà, ha effetti benefici sia sul neonato che sui genitori. Melodie calme e suoni leggeri aiutano il bambino a rilassarsi, dormire meglio, mangiare di più e regolare la respirazione. Anche per i genitori, la musicoterapia è un modo per sentirsi più calmi e connessi con il proprio bambino. Cantare o ascoltare musica insieme, con l’aiuto del personale sanitario, rafforza il legame e ridona fiducia nel proprio ruolo. Anche i dati scientifici supportano queste osservazioni: diversi studi hanno evidenziato come più del 90% dei genitori che ha partecipato a una sessione di musicoterapia affermi di sentirsi più sereno e di aver notato che il proprio bambino era più tranquillo.
Marsupioterapia: dove nasce il legame, dove cresce il coraggio
La marsupioterapia, chiamata anche “Kangaroo Care”, consiste nel tenere il neonato nudo o con il solo pannolino appoggiato sul petto del genitore. Questo contatto diretto è un gesto potentissimo: aiuta il bambino a mantenere la temperatura corporea, migliora il ritmo del cuore e del respiro, favorisce l’allattamento, aumenta la velocità di crescita e riduce il rischio di infezioni. Per i genitori è spesso un momento emozionante, in cui ci si rende conto davvero di essere mamma o papà. Quando anche il papà partecipa, il legame familiare diventa ancora più forte, aiutando a costruire una genitorialità consapevole.
«Ho capito di essere madre quando l’ho tenuto tra le braccia» – Testimonianza di una mamma
«Mi sento più sicuro, so che posso prendermi cura di lui» – Un papà alla sua prima marsupioterapia
Queste strategie, seppur semplici da realizzare, hanno un’enorme forza terapeutica, in quanto aiutano il bambino a sentirsi al sicuro, a ricevere stimoli positivi per una crescita armonica e a sviluppare tutto il suo potenziale.
Accogliere un bambino prematuro per i genitori è un’esperienza intensa, spesso piena di paura, incertezze e domande. In questo momento delicato, è fondamentale ricordare ai genitori che sono essi stessi parte attiva e centrale della cura. Non servono solo macchinari e farmaci: servono voce, contatto, amore e sostegno emotivo. Quando un neonato non riceve le attenzioni adeguate nei primi giorni o settimane di vita, quando manca il contatto, la voce, la presenza, e quando i suoi genitori non sono adeguatamente sostenuti nello svolgere il ruolo attivo di cura, possono verificarsi difficoltà importanti per lo sviluppo neurosensoriale del bambino e per la relazione armonica e l’equilibrio dell’intero nucleo familiare.
Fortunatamente oggi è universalmente riconosciuto che la Terapia Intensiva Neonatale non debba essere solo un luogo dove vengono erogate cure mediche, ma anche uno spazio in cui le mamme e i papà si devono sentire accolti, ascoltati e accompagnati nella loro centralità. Quando si sostiene un genitore, si protegge anche il futuro del loro bambino: ogni carezza, ogni parola sussurrata, ogni battito in sincronia, tutto conta, perché la cura, quella vera, comincia dall’amore.
* Tiziana Volpi, psicologa | Camilla Gizzi, neonatologa | Anna Marotta, coordinatrice infermieristica | UOC Neonatologia e UTIN Ospedale S. Eugenio – Roma