Congo: spiragli di luce su un buio denso di morte

Una dichiarazione di principi è stata firmata a Washington tra la RDC e il Ruanda a fine aprile. È l’inizio della tanto sperata pace o solo una mossa tattica?

Sembra che la tragica guerra sia arrivata ad una conclusione. Speriamo. Una dichiarazione di principi, infatti, è stata firmata venerdì 25 aprile scorso a Washington dalla ministra degli Affari Esteri della Repubblica Democratica del Congo (RDC), Thérèse Kayikwamba Wagner, e dal suo omologo ruandese Olivier Nduhungirehe.

Da oltre tre decenni, l’est della RDC è dilaniato dalla guerra. La dichiarazione è stata siglata alla presenza del Segretario di Stato americano, Marco Rubio. I due Paesi, RDC e Ruanda, si sono accordati per l’elaborazione, entro il 2 maggio, di un progetto di accordo di pace. Questo documento rappresenta un passo avanti verso una pace duratura nell’Est della RDC. Non si tratta ancora di un accordo di pace, ma di una dichiarazione di princìpi che potrebbe svolgere un ruolo importante nel processo di pacificazione.

Il governo congolese cerca ora di risolvere il conflitto attraverso vie diplomatiche. Numerosi accordi di cessate il fuoco sono già stati firmati, ma purtroppo la loro applicazione resta insufficiente.

Gli elementi principali della dichiarazione firmata a Washington includono:

  • un impegno per un accordo di pace: la RDC e il Ruanda si impegnano a redigere un progetto di accordo di pace a partire dal 2 maggio 2025. Questo processo costituisce una tappa cruciale per la risoluzione dei conflitti armati nell’Est del Paese;
  • la cessazione di ogni sostegno ai gruppi armati: entrambi gli Stati si sono impegnati a porre fine a qualsiasi appoggio militare ai gruppi armati attivi nella regione. Una corretta applicazione di questo impegno potrebbe ridurre significativamente la violenza;
  • l’istituzione di un meccanismo di sicurezza congiunto: sarà preso in considerazione un dispositivo di sicurezza comune per combattere le organizzazioni criminali presenti nell’area;
  • la promozione degli investimenti economici: questa dichiarazione potrebbe attrarre investimenti pubblici e privati, in particolare nel settore minerario, con il sostegno degli Stati Uniti.

È inoltre prevista una supervisione internazionale. Gli Stati Uniti seguiranno l’applicazione della dichiarazione, firmata e supervisionata dal Segretario di Stato Marco Rubio.

Questa iniziativa apre la strada a un processo di pace tanto atteso dal popolo congolese.

Nel mese di marzo, il Qatar aveva tentato di organizzare colloqui tra i presidenti Félix Tshisekedi (RDC) e Paul Kagame (Ruanda). Questi incontri si erano conclusi con un appello al cessate il fuoco. Prima della dichiarazione di Washington, Doha aveva anche ospitato negoziati tra la RDC e i ribelli del M23.

Qatar e Stati Uniti riusciranno a instaurare una pace duratura?

Come ha sottolineato la ministra Thérèse Kayikwamba Wagner, questa firma «non segna una fine ma un inizio, un passo necessario verso la pace, compiuto con determinazione e intenzione». E ha aggiunto: «Questo momento ha un significato particolare per la Repubblica Democratica del Congo. A Goma, a Bukavu e oltre, la realtà degli sfollamenti, dell’insicurezza e della sofferenza continua. Per noi, l’urgenza di questa iniziativa non è teorica, è umana».

È però fondamentale mantenere uno sguardo critico: questo gesto della RDC e del Ruanda è tanto simbolico quanto significativo. I due Paesi colgono un raro momento di dialogo, per cercare di risolvere uno dei conflitti più antichi della regione dei Grandi Laghi.

Questa dichiarazione non riguarda solo la pace. Riguarda anche le risorse naturali, i mercati e le strategie geopolitiche. Gli Stati Uniti cercano di diversificare le loro fonti di approvvigionamento di minerali strategici, per ridurre la dipendenza dalla Cina, che controlla circa il 95% della catena di fornitura globale delle terre rare. La RDC è ricca di coltan, cobalto, oro, litio, (terre rare), minerali essenziali per la fabbricazione di smartphone, veicoli elettrici e persino armi nucleari.

La dichiarazione, dunque, non mira soltanto alla pace, ma rappresenta anche un’opportunità strategica per Washington. È cruciale perché crea uno spazio politico favorevole al dialogo, alla riconciliazione, alla smobilitazione e alla giustizia, elementi chiave per costruire una pace duratura. La sua applicazione non dovrebbe servire solo interessi geopolitici, ma anche rispondere ai bisogni concreti delle popolazioni locali.

La situazione attuale nelle zone occupate dai ribelli

Secondo fonti locali, la situazione resta drammatica nelle zone occupate dai ribelli M23 (Movimento del 23 marzo), sostenuti dalle Forze di Difesa del Ruanda (RDF). Martedì 29 aprile 2025, violenti combattimenti con armi pesanti sono scoppiati in diverse località dei territori di Walungu, Kabare e Kalehe, nel Sud-Kivu. Nella chefferie di Kaziba (Walungu), forti detonazioni sono state udite per tutto il giorno. Ribelli M23, provenienti da Nyangezi via Mushenyi, hanno attaccato le postazioni delle FARDC e dei gruppi Wazalendo. Questi scontri paralizzano la vita socioeconomica locale e causano un profondo trauma nella popolazione.

Fonti concordanti riportano anche combattimenti a Kabare e Kalehe, in particolare a Kabamba, Kasheke e sugli Altipiani. Scuole, negozi e attività agricole sono fermi. I civili, affamati, fuggono o si nascondono nella boscaglia.

I ribelli avanzano verso Minembwe (Altipiani di Fizi) e Luhwinja, sede della miniera di Twangiza. I bombardamenti in aree abitate hanno causato gravi danni, umani e materiali, anche se il bilancio affronta la coalizione Wazalendo. Sull’asse Kibati-Kashebere (settore di Wanianga), i ribelli continuano a rafforzare la loro presenza in uomini e armamenti.

Nonostante i numerosi accordi di cessate il fuoco firmati, i ribelli del M23 proseguono gli attacchi contro le Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC). In tutte le zone sotto il loro controllo, l’insicurezza, le uccisioni e i saccheggi continuano. La popolazione è allo stremo.

Il popolo congolese ne ha abbastanza!

Basta! Ogni giorno si perdono vite umane! Non servono più belle parole da parte del mondo per condannare il Ruanda e i suoi complici: è tempo di agire.

Il 2 maggio 2025, la RDC e il Ruanda hanno presentato i loro progetti preliminari di accordi di pace nell’ambito di un processo diplomatico guidato dagli Stati Uniti. Questi documenti, elaborati separatamente, costituiranno la base per i negoziati previsti a metà maggio a Washington. Al momento, è stata firmata solo una dichiarazione di principi, il 25 aprile.

Se i colloqui proseguiranno positivamente, la firma ufficiale dell’accordo potrebbe avvenire a giugno alla Casa Bianca, sotto l’egida del presidente americano Donald Trump e dei due presidenti africani. Tuttavia, non mancano le critiche, in particolare da parte di intellettuali congolesi, che denunciano la mancanza di trasparenza del processo e temono le possibili ripercussioni sulle risorse naturali della RDC.

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