
Nel 2024 l’Indonesia, la terza democrazia più grande del mondo, ha vissuto un’elezione destinata a entrare nei libri di storia. Ma non tanto per il risultato in sé, la vittoria di Prabowo Subianto, ex generale dal passato controverso, quanto per il modo in cui questa vittoria è stata ottenuta: grazie a un uso massiccio e strategico dell’intelligenza artificiale e dei social media. Strumenti che non si sono limitati a influenzare la comunicazione politica, ma che ne hanno completamente riscritto le regole.
Una generazione giovane, una campagna tutta digitale
Con oltre il 56% degli elettori nati dopo il 1980, l’Indonesia è oggi un Paese dominato da una generazione giovane, iperconnessa e abituata a informarsi quasi esclusivamente online. L’età media degli indonesiani è di 29 anni, e la campagna elettorale del 2024 si è giocata, inevitabilmente, proprio sui social.
Tutti i candidati hanno fatto uso di piattaforme digitali, ma è stata la campagna di Prabowo a fare davvero notizia. Il generale, storicamente legato a un’immagine austera e militarista, si è trasformato in qualcosa di completamente diverso: un simpatico e tenero nonno Gemoy (è un termine indonesiano che potremmo tradurre con “coccoloso”).
TikTok: la nuova arena politica
TikTok è la piattaforma che ha registrato una crescita significativa come fonte di notizie, passando dal 22% al 29% tra gli elettori. Ed è proprio lì che Prabowo ha costruito la sua immagine pop. Balli, filtri, meme, contenuti brevi e virali: tutto il necessario per conquistare un pubblico che ha poco tempo e una bassissima soglia di attenzione.
Mentre i programmi politici e i dibattiti tradizionali venivano snobbati, i video di Prabowo impazzavano online. L’intelligenza artificiale faceva il resto: migliorava l’estetica dei contenuti, ne amplificava la diffusione e forse il punto più critico contribuiva a creare un racconto pulito e accattivante, dove le zone d’ombra semplicemente non esistevano.
Il potere di cancellare la memoria
Il passato di Prabowo è segnato da accuse pesanti, in particolare violazioni dei diritti umani ai tempi del regime di Suharto e durante i conflitti in Timor Est, Aceh e Papua. Ma per molti elettori giovani, questo passato è rimasto fuori campo. Non censurato in modo classico, ma oscurato da una narrazione alternativa fatta di leggerezza, sorrisi e contenuti virali.
La ricercatrice Nicole Curato ha definito il fenomeno come una cancellazione della storia, più che un caso di disinformazione. Non si tratta di diffondere bugie, ma di saturare lo spazio pubblico con immagini e racconti così positivi da far sparire qualsiasi traccia di critica. Alcuni parlano addirittura di positività tossica, alimentata da immagini generate o ottimizzate con l’AI, che hanno ripulito la figura del candidato da ogni imperfezione.
I media tradizionali in difficoltà
In questo nuovo panorama dominato dai social, i media tradizionali indonesiani stanno vivendo una crisi senza precedenti. La pubblicità, una delle principali fonti di sostentamento per giornali e TV, è migrata su piattaforme come Shopee e Tokopedia. I quotidiani faticano a restare in piedi, sia economicamente che come riferimento informativo per il pubblico.
Anche le redazioni sono cambiate: i giornalisti che hanno vissuto l’epoca della dittatura sono ormai andati in pensione, sostituiti da colleghi più giovani e digitali, ma spesso meno attrezzati per raccontare o contestualizzare la storia recente del Paese.
Nuove leggi, vecchi rischi
Oltre alla trasformazione digitale, c’è un altro elemento che preoccupa: l’inasprimento normativo. La riforma del codice penale ha introdotto 17 articoli che minacciano direttamente la libertà di stampa. Le nuove norme rendono rischioso criticare il presidente o le istituzioni statali, e colpiscono anche chi mette in discussione la dottrina ideologica della Pancasila, pilastro dello Stato indonesiano.
A questo si aggiungono strumenti di controllo digitale come la Legge sulle Transazioni Elettroniche e il Regolamento Ministeriale 5 del 2020, che impongono alle piattaforme online di censurare contenuti e fornire dati sensibili degli utenti. Un contesto che alimenta sorveglianza, autocensura e un’informazione sempre più debole.
Il sorriso dell’AI e il futuro della democrazia
Una campagna finta, ma senza fake news. In effetti, l’uso dell’intelligenza artificiale non è servita a creare bufale, ma a costruire una versione ideale del candidato. Il Prabowo che balla, ride, è affettuoso e rassicurante, ma non assomiglia più all’uomo di cui si parlava vent’anni fa. La sua vittoria racconta molto più di un semplice successo elettorale: è il simbolo di una politica che cambia volto, plasmata da algoritmi, trend virali e filtri digitali. Una politica dove la memoria può essere programmata e il passato riscritto con un sorriso.