
Sono tanti i pellegrini che vengono a Roma per il Giubileo, spesso scontrandosi con molte difficoltà, comprese quelle degli alberghi e delle stanze troppo costose, di muoversi attraverso una città così grande, eccetera. Per fortuna, molti di loro trovano accoglienza nelle parrocchie e nelle comunità religiose: ne nasce un’esperienza positiva per i pellegrini, ma a chi accoglie, che cosa resta? Tanto, perché nell’incontro e nella condivisione si rafforza anche la fede. Per esempio, il Giubileo degli Adolescenti ha offerto alla comunità della Parrocchia dei Santi Protomartiri Romani l’occasione di vivere momenti di accoglienza e crescita spirituale. Giovani provenienti da diverse diocesi, accompagnati dai volontari e sostenuti dalla comunità, hanno trascorso giorni intensi di preghiera, celebrazione e fraternità. Don Matteo Colucci ripercorre questa esperienza, raccontando il valore della partecipazione e dell’unione nella fede.
Don Matteo Colucci, quanti ragazzi sono stati ospitati nella vostra parrocchia per il loro giubileo?
«Nel corso di diverse giornate, la parrocchia ha ospitato quattro gruppi: un gruppo di 17 persone provenienti dalla diocesi di Gozo, Malta; un gruppo di 38 partecipanti da Perugia; un gruppo di 34 siciliani; e infine, nell’ultima notte, un gruppo scout di circa 35 persone. In totale, sono state accolte circa un centinaio di persone».
Come si è organizzata la parrocchia per accogliere gli adolescenti?
«Grazie agli spazi disponibili, la parrocchia ha ospitato i pellegrini senza difficoltà, riservando loro un’aula separata e garantendo il normale svolgimento delle attività parrocchiali. Inoltre, lo spazio esterno ha favorito una cena condivisa, creando momenti di convivialità e incontro. È stata un’esperienza positiva di ospitalità e integrazione per tutti i partecipanti!».
Ci sono stati volontari che hanno aiutato la Parrocchia dei Santi Protomartiri per l’accoglienza dei ragazzi?
«La parrocchia ha organizzato una rete di volontari per il Giubileo, con una coppia responsabile del coordinamento tra la parrocchia e la Prefettura. Hanno partecipato giovani di ogni età, dai liceali agli universitari, fino a qualche studente delle medie. I volontari, circa 15, si sono occupati dell’accoglienza dei pellegrini, dalla pulizia degli spazi alla cucina, garantendo un’organizzazione efficace e senza problemi logistici. Un bel esempio di collaborazione comunitaria!»

Come ha reagito la comunità parrocchiale all’arrivo degli adolescenti e in che modo questo evento ha influenzato la vita della parrocchia?
«La comunità parrocchiale ha risposto generosamente alla richiesta di aiuto per offrire la colazione ai pellegrini, portando dolci e materiali necessari per l’accoglienza. Molti hanno contribuito con entusiasmo, dimostrando grande spirito di solidarietà. L’ospitalità tra l’altro è stata accompagnata dall’impegno nella preghiera, che ha coinvolto tutta la comunità. Durante le messe, si annunciava l’arrivo dei pellegrini, rafforzando il senso di partecipazione e accoglienza condivisa. Un’esperienza di fede e generosità che ha unito tutti».
Avete organizzato momenti di preghiera o riflessione? Quali sono state le attività di maggiore successo?
«La parrocchia ha partecipato alla messa in piazza San Pietro del 27 aprile, quando era prevista la canonizzazione di Carlo Acutis, che poi è stata annullata a causa della morte del Papa. Gli scout hanno preso parte alla Via Lucis, mentre i giovani della parrocchia con me eravamo concentrati sull’accoglienza dei pellegrini. Con questi volontari, parteciperemo al Giubileo dei giovani.. La messa a San Pietro è stata un’esperienza intensa di comunione ecclesiale, vissuta con grande emozione. Un momento speciale di fede e comunità!»

Quale è stata la reazione dei giovani al loro arrivo e come hanno vissuto le attività organizzate durante il Giubileo?
«La serata del 26 aprile è stata un momento speciale di condivisione e festa. Io, il parroco, i volontari e i collaboratori abbiamo organizzato una cena per i nostri ospiti, preparando pizza, mortadella, pasta all’amatriciana e dolce pasquale. La serata, nel piazzale della parrocchia, è proseguita con animazione, musica e momenti di condivisione, culminando nella preghiera della compieta. Un evento ricco di gioia, convivialità e spirito comunitario. Davvero è stata un’esperienza significativa!»
Ci sono stati episodi particolarmente emozionanti o momenti che hanno toccato i cuori dei ragazzi e della comunità parrocchiale?
«La morte del Papa ha portato tristezza sul Giubileo, ma l’evento è stato confermato e vissuto con pienezza. Alcuni gruppi, inclusi membri della parrocchia, hanno partecipato al funerale. La canonizzazione di Carlo Acutis sarebbe stata un momento speciale, ma sarà recuperata in futuro. È stato un cammino di fede proseguito con speranza!»
Quali lezioni ha tratto la parrocchia da questa esperienza e quali sono gli spunti per un ‘eventuale prossima attività di accoglienza in questa parrocchia?
«Abbiamo capito che l’accoglienza richiede partecipazione, collaborazione e una buona divisione del lavoro. Questa esperienza ha confermato le parole del Signore: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Donare senza aspettative permette di apprezzare meglio ciò che si riceve. Inoltre, chi offre generosamente spazio, tempo ed energia scopre che ciò che riceve è sempre più grande di ciò che ha donato. È stato esperienza profonda vissuta nella pratica!»
Secondo Lei, come questo giubileo può impattare positivamente la vita di fede degli adolescenti e della loro partecipazione alla crescita della chiesa cattolica?
«I grandi eventi, come il Giubileo dei giovani, offrono un’esperienza di festa e gioia, creando legami e suscitando emozioni profonde nei ragazzi. Tuttavia, la vera sfida è trasformare questa energia in un cammino duraturo. L’evento semina qualcosa nei cuori, ma spetta a noi pastori ed educatori raccogliere e coltivare quei semi, aiutando gli adolescenti a interiorizzare e far fruttare ciò che hanno vissuto».
A livello generale, come i giovani hanno accolto lo spostamento della canonizzazione di Carlo Acutis dovuto alla morte di Papà Francesco?
«Per noi i romani, la partecipazione al Giubileo è stata più semplice, ma la canonizzazione mancata ha lasciato un senso di dispiacere. Quel giorno, la comunità ha pregato il Beato Carlo Acutis, ancora guida per molti giovani. Per gli adolescenti, l’evento ha rappresentato un’importante esperienza ecclesiale, un momento di incontro e riflessione. Essere a Roma, circondati da coetanei, ha reso la celebrazione eucaristica unica, capace di suscitare domande profonde sulla fede e sul cammino personale degli adolescenti. Questo Giubileo degli adolescenti ha dimostrato che la vera ricchezza della comunità è la capacità di aprire le porte, accogliere e condividere la fede con gli altri. Seppur segnato da eventi difficili, come la scomparsa di Papa Francesco, il pellegrinaggio ha lasciato nei giovani un segno profondo di speranza e crescita spirituale. La parrocchia ha vissuto giorni di grazia, che continueranno ad illuminare il cammino di questi adolescenti nella loro vita di fede».