La felicità conta più del successo. E il Progetto Orientamento Giovani aiuta a cercarla

Ognuno è unico e, proprio per questo, necessario; l'importante è scoprire i propri talenti, accogliere i limiti, scegliere con consapevolezza. POG è un progetto che aiuta ogni giovane a trovare il sentiero per costruire un futuro che lo rispecchi

In un’epoca in cui le opportunità sembrano infinite ma, proprio per questo, scegliere diventa più difficile, nasce un progetto che vuole aiutare i giovani a ritrovare sé stessi, prima di decidere quale strada intraprendere. Si tratta del POG – Progetto Orientamento Giovani, nato nel 2015 dall’iniziativa di un gruppo di amici uniti dalla passione per l’educazione e dalla convinzione che ogni ragazzo abbia qualcosa di unico da offrire.

A raccontarlo è Simona D’Amico, membro del gruppo fondatore e oggi parte attiva dell’associazione. «Il progetto è nato da una coppia appassionata di educazione, che ha coinvolto amici provenienti da ambiti diversi – pedagogia, psicologia, formazione – tutti con un obiettivo comune: essere un punto di riferimento per i ragazzi nel momento della scelta».

Un desiderio che affonda le radici anche in percorsi personali: molti dei fondatori hanno cambiato direzione dopo aver capito che il cammino intrapreso non li rappresentava. «Io stessa ho lasciato un lavoro a tempo indeterminato per seguire ciò che sentivo davvero mio; dentro di noi c’erano desideri che per troppo tempo avevamo ignorato», racconta Simona.

Il cuore del POG è l’accompagnamento degli studenti delle scuole superiori, quando le domande sul futuro iniziano a farsi più urgenti. «Lavoriamo anche con universitari e, da poco, ci stiamo avvicinando alle scuole medie: perché non è mai troppo presto – né troppo tardi – per iniziare a conoscersi davvero».

Cercando felicità

Il metodo è esperienziale: tre giorni in classe, cinque ore al giorno, durante i quali i ragazzi sono coinvolti in attività, giochi e riflessioni che favoriscono la scoperta di sé e delle proprie risorse, spesso attraverso dinamiche che fanno emergere capacità inaspettate come la collaborazione o la leadership.

Uno dei principi cardine del percorso è che la consapevolezza conta più della perfezione. «Molti ragazzi si autoescludono da opportunità perché si sentono inadeguati. Anche io, per anni, ho avuto poca stima di me stessa. Ma se qualcuno ti aiuta a guardare i tuoi limiti con occhi diversi, puoi trasformarli in risorse».

Un messaggio che si scontra con una cultura del successo spesso idealizzata. «L’idea di successo arriva dalla società, dalla famiglia, dai social. Ma avere soldi o visibilità non significa essere felici. Dietro tante immagini perfette si nascondono vite insoddisfatte», osserva. «Alcuni ragazzi, alla domanda su cosa desiderano per il loro futuro, rispondono: “essere sereno”. Mi colpisce sempre: un giovane che ha tutta la forza per puntare alle stelle, e invece sogna la serenità. La felicità è un valore che dobbiamo recuperare».

L’influenza del digitale è inevitabile, anche nell’attività del POG. «Le tecnologie hanno abbassato la soglia dell’attenzione, per cui abbiamo dovuto rivedere le parti più frontali dei nostri interventi. Ma non riguarda solo i giovani: anche gli adulti sono assorbiti dagli schermi. La sfida è riscoprire relazioni autentiche ed esperienze reali».

Tra natura e tecnologia

Da questi presupposti nasce il Campus “RI-CONNESSI”, un’iniziativa che propone esperienze nella natura, lontano dai dispositivi digitali. «Sono giornate o weekend all’aperto, dove si vive insieme, si condivide e si torna alla vita reale. L’impatto sui ragazzi è fortissimo, come se rispondessimo a un bisogno che non sapevano di avere: il bisogno di entusiasmo, di relazioni vere, di divertimento autentico».

In dieci anni di attività, il POG ha incontrato centinaia di ragazzi. Le paure ricorrenti – il timore di sbagliare, la pressione delle aspettative, la fatica di scegliere – si intrecciano a nuove sensibilità. «I giovani non sognano più il posto fisso. Sono nomadi, vogliono cambiare, cercare il proprio posto nel mondo. Per alcuni, le possibilità offerte dalla tecnologia sono una risorsa; per altri, fonte di ansia. La troppa scelta può disorientare. Per questo serve un metodo, una bussola interiore».

Il messaggio del POG è semplice, ma potente: ognuno è unico, e proprio per questo, necessario. Il mondo ha bisogno di ciò che ciascuno può offrire. Non esistono scelte giuste o sbagliate, ma percorsi autentici da costruire con consapevolezza. Un invito, in fondo, a scegliere davvero. Non per paura, non per compiacere, ma per costruire un futuro che ci rispecchi.

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