19 Mag 2025

Leone XIV, il papa americano che non piace alla destra degli Stati Uniti. Neanche a quella cattolica

Pace, immigrazione, ambiente, fratellanza... Sono tanti i temi che allontanano il nuovo pontefice dal movimento MAGA (Make America Great Again) e dal suo leader Trump. Che pure vorrebbe incontrarlo

foto: Mazur/cbcew.org.uk

Dall’8 maggio, a seguito di un rapido conclave, il mondo sta imparando a conoscere il 267esimo pontefice della Chiesa Cattolica, Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost. Secondo pontefice americano, testimonia una tensione pastorale, spirituale, ma anche politica della Chiesa verso i nuovi continenti, come già confermato dal precedente pontificato di Papa Francesco.

Anche se è prematuro prevedere posizioni e indirizzi futuri di Papa Leone XIV, si possono osservare le reazioni  – in particolare quelle provenienti dalla destra cattolica americana – all’annuncio della sua elezione al soglio di Pietro; e quelle che sono state le sue prime scelte comunicative, a partire dal nome assunto per il suo pontificato.

Le reazioni del mondo MAGA, l’archeologia dell’account X @drprevost

“La pace sia con tutti voi”

La fumata bianca, l’attesa e infine lo svelarsi alla piazza con un volto visibilmente emozionato. La parola pace – disarmata e disarmante, umile e perseverante – è stata utilizzata ben dieci volte dal pontefice, ed è strettamente connessa con la geografia di ciò che stava accadendo nel mondo al momento della sua elezione: in Italia, Sergio Mattarella stava convocando il Consiglio Supremo di Difesa; in diversi Paesi dell’Europa occidentale si stava celebrando la fine della seconda guerra mondiale e la sconfitta del nazifascismo; Mosca stava preparando la parata sulla Piazza Rossa prevista per il giorno successivo; Trump stava trattando una riduzione dei dazi con Londra. Un mondo caotico, sconvolto da guerre, conflitti economici e ingiustizie sociali, ma dove il saluto di Papa Leone XIV è risuonato forte, nel segno della speranza.

Se il mondo ha accolto con gioia questo monito e augurio, l’annuncio dell’elezione del cardinale Prevost ha incontrato variegate reazioni negli ambienti cattolici di matrice conservatrice e tradizionalista. Già prima dell’inizio del conclave, il cardinale Prevost era stato considerato come possibile outsider, come testimonia una dichiarazione di Steve Bannon – ex capo stratega di Donald Trump – durante una puntata del talk show Piers Morgan Uncensored. Non è un caso, inoltre, la registrazione di diversi tentativi di lobbying e attività di dossieraggio, come The Red Hat, oggetto di una recente inchiesta di Report. A tutto ciò si è affiancata una precedente campagna social, culminata in episodi come la virale diffusione di un’immagine di Trump in abiti pontifici, seguita da dichiarazioni ironiche dello stesso Presidente sull’ipotesi di una sua ascesa al soglio pontificio.

Il Presidente Donald Trump è stato il primo a congratularsi, con un messaggio sul suo social media Truth: «È un tale onore sapere che è il primo Papa americano. Che emozione e che grande onore per il nostro Paese. Non vedo l’ora di incontrare Papa Leone XIV. Sarà un momento molto significativo!», per poi seguire, poco dopo, con una dichiarazione alle telecamere, fuori dalla West Wing, l’edificio che ospita gli uffici del Presidente. Sono seguiti i messaggi del Vicepresidente JD Vance, insieme agli auguri di tutti gli altri leader del mondo. Da annotare per la sua originalità – tra tutti –  il messaggio del Presidente argentino Javier Milei, corredato da un’immagine, creata con l’intelligenza artificiale, di un leone vestito da pontefice.

Non è trascorso molto tempo prima che alcuni post – non autoriali, ma condivisi – di un presunto account X del nuovo Papa, @drprevost, iniziassero a fare il giro del web, in modo particolare grazie a diversi account appartenenti a rappresentanti della destra americana. Il più virale è stato un post che riprendeva un articolo di Kat Armas, National Catholic Reporter, intitolato “JD Vance sbaglia: Gesù non ci chiede di dare una valutazione al nostro amore per gli altri”, e nel quale venivano commentate in modo critico le posizioni anti-migratorie di JD Vance. In appoggio alle politiche di Donald Trump, JD Vance aveva citato sant’Agostino – di cui si è dichiarato ammiratore -, e in particolare la teoria dell’ordo amoris.  Una forte – e storicamente rara – risposta era giunta anche da Papa Francesco, attraverso una lettera ai vescovi americani: «Il vero ordo amoris che occorre promuovere è quello che scopriamo meditando costantemente la parabola del Buon Samaritano, ovvero meditando sull’amore che costruisce una fratellanza aperta a tutti, senza eccezioni». JD Vance non ha commentato l’episodio, raccomandando al conduttore radiofonico conservatore Hugh Hewitt, il venerdì successivo, di non «giocare alla politicizzazione del Papa».

Il meno americano dei cardinali americani e l’eredità di Francesco

“Aiutateci a costruire ponti”

Se l’archeologia dell’account @drprevost potrebbe fornire indizi, per lo storico delle religioni Alberto Melloni Papa Leone XIV sarà oggettivamente l’anti-Trump, pur ritenendo le caselle politiche di conservatori, progressisti e centristi troppo strette per un quadro così variegato. Anche per Massimo Faggioli, docente di Teologia e Studi religiosi alla Villanova University in Pennsylvania, «probabilmente il segnale che il Conclave ha voluto dare rappresenta una risposta all’incertezza di direzione che sta assumendo l’America di Trump”, soprattutto in un Paese in cui un sistema politico a due partiti ha creato una Chiesa cattolica a due partiti.

Parrebbe, dunque, che sia stato eletto il meno americano dei cardinali americani – come è stato definito dal National Catholic Reporter – nonché un rappresentante di un volto degli Stati Uniti d’America – e delle Americhe in generale – molto diverso da quello del suo presidente: Robert Francis Prevost è figlio di immigrati; è stato missionario in Perù; è costruttore di ponti – e non muri. Si è trattato, fin da principio, di un cortocircuito comunicativo importante: l’estrema destra, per governare, necessita anche del sostegno del variegato mondo cattolico americano, e le posizioni del nuovo pontefice potrebbero minare il consenso del tycoon proprio sui fondamenti della propria piattaforma politica. Si tratta di tensioni che hanno radici nel pontificato di Papa Francesco, che si era espresso duramente diverse volte nei confronti di Trump. Ecco, dunque, le forti reazioni da parte della base trumpiana.

Laura Loomer, attivista di estrema destra e influencer del mondo MAGA, vicina a Donald Trump, ha descritto Papa Leone XIV, con un post su X,  antri-Trump, anti-MAGA , pro-open Borders e marxista. «I cattolici non hanno nulla di buono da aspettarsi», ha postato. «Solo un’altra marionetta marxista in Vaticano».

Il giorno dopo, gli ospiti di War Room di Steve Bannon hanno definito Papa Leone XIV in linea con il pontificato di Francesco, denunciandone, di conseguenza, le posizioni in materia di immigrazone. Sempre lo stesso Bannon ha dichiarato non solo che l’elezione era prevista, ma che aver eletto Papa il cardinale Prevost condurrà a tensioni tra papato e la presidenza degli Stati Uniti d’America. «La scelta peggiore per i cattolici del MAGA. Un voto anti-Trump da parte dei globalisti della Curia».

Nel tentativo di rivendicare un Papa nord-americano, ma uomo di destra, sono iniziate a circolare le notizie che il cardinale Prevost sarebbe stato appartenente alle file Repubblicane, come affermato, sempre via X, da un attivista della destra radicale, Charlie Kirk. L’Illinois ha però primarie aperte e gli elettori non dichiarano il proprio partito, quando si registrano per votare. Robert Francis Prevost ha votato più volte sia per le primarie repubblicane che per quelle democratiche.

Un altro punto, che potrebbe essere problematico per l’amministrazione Trump, è la cura nei confronti del Creato di Papa Leone XIV. Lo scorso novembre, infatti, l’ancora cardinale Prevost era intervenuto in un convegno romano sui temi del cambiamento climatico, dal titolo Addressing the problems of the Environmental crisis in light of Laudato si’ and Laudato Deum, experiences in Latin America. Di Papa Francesco, Papa Leone XIV ha dichiarato di voler continuare un’altra eredità storica: la Sinodalità, per una Chiesa che vuole continuare verso nuove forme di partecipazione e coinvolgimento, una chiesa per tutti e di tutti.

Per una Chiesa missionaria e sinodale

“Nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”

Della biografia di Robert Francis Prevost il dato più immediato è la sua combinazione identitaria e, dunque, di sintesi: nord-americano e peruviano – zone che se lo sono conteso fin da subito – ; di sensibilità missionaria unita a pragmatismo amministrativo e profondità culturale in quanto priore generale dell’Ordine di sant’Agostino, dal 2023 prefetto del Dicastero per i Vescovi; con una sensibilità per le periferie supportata dal suo multilinguismo, tra le quali lo spagnolo; nonché conoscenza delle dinamiche globali fornitegli dal suo essere, dal 2023, Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina.

La scelta del nome Leone, che vede ben tredici pontefici prima di sé, è di conseguenza densa di significato. Papa Leone XIII affrontò, con la storica enciclica Rerum Novarum (1891), la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale. Oggi Papa Leone XIV – che oltre ad essere filosofo è anche matematico – ha dichiarato di voler affrontare un’altra rivoluzione industriale e gli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro.

Sparire per diventare mezzo

“Si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere”

Papa Leone XIV ha celebrato la Messa pro Ecclesia con i cardinali nella Cappella Sistina, affidando al mondo e ai suoi potenti un messaggio dalle parole di Sant’Ignazio di Antiochia, martire a Roma: «Sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo». Un richiamo potente, non solo religioso, e irrinunciabile per chi esercita un ministero all’interno della Chiesa. Servizio, dunque, missionarietà e sinodalità, a scapito di un utilizzo della religione cristiana a fini legati al potere, ai soldi, ai progetti di marketing religioso.

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