
Talvolta si deve essere grati a un’opera d’arte non tanto per la bellezza, quanto per la verità che lascia. È il caso di questa scultura di Margaret Adams Parker, che avverte un bisogno prorompente di dirla tutta, la verità, fino in fondo, senza saltare nemmeno un passaggio della storia: quella – per capirci – della celebre parabola del “figlio prodigo”.
In più si deve essere felici che questo tentativo di Riconciliazione fra maschi, sintesi di una parabola in cui le donne sono assenti, sia stato modellato da una donna. Che si è accorta di un gesto mai mostrato prima d’ora in un modo così forte, un gesto descritto da Gesù in cinque parole: «Suo padre uscì a supplicarlo» (Lc 15,38).
Dopotutto non era difficile raffigurarlo, sarebbe bastato restare fedeli al testo. Ma la maggioranza degli artisti preferisce chiudere la storia nel momento più commovente – il ritorno del figlio minore e il suo incontro col padre –, portando il cono di luce su loro due. Mentre la Adams Parker, che non cerca il lieto fine a ogni costo, sposta l’attenzione sullo scontro finale: dove sono in lotta l’irremovibilità del figlio maggiore e l’esagitazione del padre, che non ci sta a prendere atto delle idee del figlio senza far nulla.
Il suo dolore squilibra l’intera scena, tant’è che l’uomo rifiuta di farsi mettere al centro, non volendo cantare vittoria anzitempo: lui sa che si vince solo quando ci si riconcilia, che non può esserci pace fino a che non si è raggiunto quest’obiettivo. Basta vedere come, senza mollare la presa del figlio minore, afferri il braccio del maggiore e lo implori, per dirgli quanto abbia a cuore la sua presenza nella festa.
Il racconto finisce qui o, meglio, non finisce, perché non svela se il padre riesca a convincere questo figlio d’essere anche un fratello. Così, anziché sciogliersi, la tensione resta alta, per darci la possibilità di sperare, di pregare… e di capire che la riconciliazione non è facile: se viene, viene sempre dopo grandissima fatica.
