
Sfido a trovare una persona che oggi non sia convinta che il giornalismo di prossimità è l’essenza della professione di informare. Però purtroppo questa prossimità sta diventando una rarità, perché si è sempre più sottoposti alla velocità di produzione e questo comporta sacrificare quel tempo necessario per produrre con rigore. Ma c’è una proposta che arriva dall’UCSI, l’Unione Cattolica Stampa Italiana, si chiama Oltre le 5W, 5M per un giornalismo responsabile e al servizio della democrazia.
È un cantiere di riflessione che propone more requests, more sources (cioè più domande, più fonti), more languages, more points of view (più linguaggi, più punti di vista), more legal protections, rights, freedom (più tutele, diritti, libertà), more humanity (più umanità) e poi more time, più tempo.
Ed è questa la M che mi sta facendo molto riflettere: il valore del tempo nel giornalismo.
L’articolo Slow journalism e 5M: nuovi paradigmi per la cura delle parole di Maurizio Di Schino è contenuto nel volume “Raccontare la speranza. Parole disarmate per costruire futuro” (Las, 2025), curato da Cosimo Alvati e Teresa Doni.