
Negli ultimi anni, l’uso dell’intelligenza artificiale (IA) in medicina e assistenza sanitaria è stato elogiato per il suo grande potenziale, ad esempio nella diagnostica, nello sviluppo di nuovi farmaci e vaccini, nella riabilitazione e nella telemedicina, ma è stato anche al centro di controversie etiche.
Di solito si parla dell’intelligenza artificiale come un settore dell’informatica che consente la programmazione e la progettazione di sistemi hardware e software, che consentono alle macchine di essere dotate di determinate caratteristiche considerate tipicamente umane, come la percezione visiva, spazio-temporale e decisionale.
Papa Leone XIV, nel suo messaggio ai partecipanti alla seconda conferenza annuale su IA, etica e governance d’impresa, tenutasi a Roma il 19 e 20 giugno 2025, ha avvertito che l’IA potrebbe avere un impatto negativo sullo sviluppo intellettuale, neurologico e spirituale dei giovani. «Sono certo» ha detto, «che tutti noi siamo preoccupati per i bambini e i giovani e per le possibili conseguenze dell’uso dell’IA sul loro sviluppo intellettuale e neurologico». Citando le parole del predecessore Papa Francesco al G7 del 2024, Leone XIV ha ribadito che l’IA è «prima di tutto uno strumento», un prodotto del genio umano che non può essere separato dalle intenzioni e responsabilità etiche di chi lo progetta e utilizza. L’effettiva utilità o pericolosità dell’IA, ha sottolineato, dipende dalla qualità morale delle scelte umane che la guidano.
È qui che noi giovani della Generazione Z, abituati ad avere accesso immediato a servizi, prodotti e app a portata di mano, dobbiamo riflettere e fare scelte consapevoli, soprattutto nei settori della medicina e dell’assistenza sanitaria.
Le sfide etiche nell’assistenza sanitaria
Uno dei problemi dell’IA e dell’assistenza sanitaria è la mancanza di dati dettagliati per studiare modelli validi per tutti. Rimediare alla scarsità di dati è complesso, anche perché quelli sanitari sono dati sensibili e non possono essere raccolti e gestiti con superficialità. Sono necessarie attenzione e strumenti adeguati per evitare abusi, come l’uso improprio da parte delle aziende. Inoltre, alcuni dei principali rischi clinici, sociali ed etici posti dall’IA in ambito sanitario sono: potenziali errori e danni ai pazienti; rischio di bias e aumento delle disuguaglianze sanitarie; mancanza di trasparenza e fiducia; vulnerabilità ad attacchi informatici e violazioni della privacy dei dati.
Papa Francesco ha affermato con fermezza che «l’intelligenza artificiale acquisirà sempre più importanza. Le sfide che pone sono tecniche, ma anche antropologiche, educative, sociali e politiche». Francesco ha incoraggiato a riflettere su un aspetto spesso trascurato nella nostra attuale mentalità tecnocratica ed efficientista, in quanto cruciale per lo sviluppo personale e sociale: il “senso del limite”.
È da apprezzare quindi l’Unione Europea per il suo impegno in materia di IA ed etica e per l’approvazione dell’EU AI Act, che promuove sistemi di IA incentrati sull’uomo e l’uso dell’IA al servizio dell’umanità e della società, ovviamente all’interno del territorio degli Stati membri. Ma potrebbe non essere sufficiente. A questo punto è importante capire bene come viene classificato il sistema sanitario in Europa.
Politiche sanitarie: i diversi modelli
Sara Sbaragli, dell’Università Federico II di Napoli, invitata nel corso di Intelligenza artificiale per la comunicazione sociale della Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale presso l’UPS, ha descritto il sistema sanitario come metodi o principi di erogazione di assistenza e servizi medici (ospedali, studi medici, cliniche) e di sistematizzazione del finanziamento dell’assistenza (governi, agenzie, stati, comunità locali e compagnie assicurative private). Esistono tre principali classificazioni del sistema sanitario: il servizio sanitario nazionale (Italia, Nuova Zelanda, Spagna, Svezia, ecc.), il sistema di assicurazione sociale (Germania) e il sistema di assicurazione privata (Stati Uniti d’America). Spieghiamo i primi due modelli.
Il sistema universale (modello Beveridge)
Il Servizio Sanitario Nazionale – National Health Services (NHS) è un sistema universale (Beveridge), teeorizzato dall’economista Williams Beveridge nel 1993. Il modello, secondo Beveridge, promuove l’assistenza sanitaria gratuita negli ospedali, ma non richiede il completo controllo statale di tutte le strutture. La professione medica gode di maggiori livelli di autonomia e i medici possono scegliere di non aderire al sistema. Il NHS è finanziato dalla tassazione generale. L‘organizzazione è spesso parte di una piramide burocratica gerarchica. Gli ospedali sono di proprietà statale e i singoli medici stipulano contratti con il Servizio Sanitario Nazionale. Tuttavia, alcune delle sfide di questo modello sono il rischio di sottofinanziamento, i pazienti costretti ad attendere a lungo per accedere alle cure mediche a causa di ostacoli burocratici o della poca serietà del medico curante, una crescente sfiducia tra pazienti e medici dovuta a interventi tardivi e all’accumulo di dati sanitari grezzi.
Sistema di Sicurezza Sociale/Social Security Health Care System (SSH)
Un altro sistema di politica sanitaria in Europa e in molti Paesi del mondo è il Sistema Sanitario di Sicurezza Sociale (SSH): assistenza sociale o mista (Bismarck), nato nella Germania di Bismarck nel 1883. Il SSH è finanziato dai premi assicurativi e il ruolo dello Stato è limitato alla supervisione di un sistema di contratti tra pazienti, fornitori e assicuratori. La professione medica ha l’autonomia di prendere decisioni sulla fornitura di servizi (Canada, Francia, Germania, Giappone e South Africa, Stati Uniti). Una delle sfide è la mancanza di un centro di potere, che rende difficile il controllo dei costi.
Alcuni punti di forza di questo modello sono: il contenimento dei costi, dovuto alla riduzione dei livelli di burocrazia e alla maggiore conoscenza, da parte dei decisori locali rispetto a quelli statali/nazionali, dei sistemi di offerta e dei bisogni del territorio. Una delle principali sfide per i paesi occidentali, dove si assiste ai processi di invecchiamento e alla diffusione delle malattie croniche, è l’integrazione socio-sanitaria, che favorisce un rapporto più diretto con i servizi sociali, generalmente più decentrati rispetto ai servizi sanitari.
Un appello per l’integrazione sanitaria con l’IA
Come osservato da Loubana Bouarfa, fondatrice di OKRA.ai e presidente dell’AI Innovation Board, l’integrazione dell’IA in ambito sanitario apporta un valore aggiunto nel migliorare la diagnosi delle malattie, la selezione dei trattamenti e gli esami clinici di laboratorio. L’IA offre maggiore precisione, una riduzione di costi e tempi, oltre a una diminuzione degli errori. Bouarfa sostiene che l’integrazione dell’IA in ambito sanitario può rivoluzionare la medicina personalizzata, ottimizzare il dosaggio dei farmaci, migliorare la gestione della salute della popolazione, fornire assistenti sanitari virtuali, supportare l’assistenza sanitaria mentale, migliorare l’educazione dei pazienti e influenzare la fiducia tra pazienti e medici. In questa linea di pensiero, AI non sostituisce il medico, è uno strumento che il medico utilizza per prendere decisioni consapevoli.
È necessario uno sforzo concertato per massimizzare i benefici dell’IA in ambito medico, che includa il coinvolgimento di più stakeholder lungo tutto il ciclo di vita dell’IA, una maggiore trasparenza e tracciabilità, una validazione clinica approfondita degli strumenti di IA e la formazione e l’istruzione in materia di IA sia per il personale medico che per i cittadini, in particolare i giovani.