19 Mag 2015

Sylvie Brunel: l’Africa è partita bene

La studiosa francese, in un recente libro, racconta la nuova stagione che vive il continente, pieno di contraddizioni, ma soprattutto di speranza

Geografa della Sorbonne ed esperta di questioni di sviluppo del continente africano, in una brillante esposizione in onore della sua recente pubblicazione “L’Afrique est-elle bien partie?”, Sylvie Brunel ha dato nuova speranza ad un continente in continua evoluzione e che cresce nonostante i molti e ben noti problemi, dal terrorismo alla corruzione dilagante, dalle malattie alla malnutrizione.

«È un continente che si è messo in cammino nella direzione giusta e porterà giovamento anche alle economie del resto del mondo»: questo il pensiero della Brunel. Il suo trattato teoricamente si ricollega ad un testo che fu molto popolare negli anni sessanta dal titolo totalmente opposto: “L’Afrique est mal partie”, di un altro noto geografo ed economista dell’epoca. La contraddizione quindi con l’allora visione del continente sta proprio nell’aver riscontrato, secondo le più recenti analisi statistiche, un netto cambiamento e una inversione di marcia. L’Africa si è messa in moto in modo più autonomo che in passato.

Oggi forse sono più chiare anche le cause che hanno da sempre determinato un affossamento delle economie africane. Come è pure vero che esistono “le economie”, “le afriche”, le micro-realtà che compongono un mosaico complessissimo, ed è difficile poter sintetizzare tutto ciò che questo continente racchiude (oltre ad un territorio che includerebbe Cina, Stati Uniti, Europa e altro ancora) in un’unica sintetica panoramica. Qualcosa rischia di rimanere fuori, come ad esempio i motivi reali che spingono all’emigrazione di massa, che non sono riducibili solo ad un generale stato di svantaggio economico e sociale dell’Africa. Andrebbero indagati regione per regione gli effetti, ad esempio, della comunicazione; del messaggio (distorto) che viene trasmesso alle popolazioni locali sulle società europee od occidentali in generale.

È stato riscontrato più volte infatti che chi si avventura nelle trasmigrazioni verso il nostro continente non è obbligatoriamente un povero nullatenente. L’estrema sfiducia nelle istituzioni locali può essere già una molla.

È questa l’unica critica che si può muovere al lavoro e le riflessioni di Sylvie Brunel. Sarebbe ancora più opportuno, a detta di chi ha commentato il libro, editare in futuro volumi analoghi ma che abbiano ad oggetto Nigeria, Ghana, Sudafrica… insomma dando definitivamente rilievo ai singoli paesi che meritano, da soli, un
esame approfondito e specifiche soluzioni.

Foto: ANS (Agenzia Info Salesiana)

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